TORINO - Stanno fuori dalle macchine, appoggiati al muro, le chiavi in mano. Sono all'angolo di un corso, che taglia uno dei mercati più grandi della città. Se non sei bianco e passi loro davanti ti chiedono se devi andare da qualche parte, ti offrono una tariffa, e cominciano a mercanteggiare. Si chiamano "cabu cabu", sono tassisti africani, con patente del loro paese (non valida per l'Italia), e senza licenza. Arrivano soprattutto dalla Nigeria, dal Senegal, dal Ghana. Una volta accompagnavano le prostitute al loro posto di lavoro (il parco della Pellerina, chi è di Torino lo sa), oggi non lo fanno più, o almeno non lo dicono. Portano in giro le persone, le accompagnano ad un appuntamento (quando è importante ed è richiesta la puntualità), vanno a prendere chi arriva alla stazione dei treni, aiutano chi si trasferisce da una città all'altra, accompagnano le donne (e gli uomini) dal mercato a casa.
Sono una sessantina a Torino, molti sono in Italia da tanti anni. C'è chi non ha documenti e deve campare, chi vuole un lavoro autonomo (e ovviamente esentasse) chi puo' solo spostarsi con una macchina. "Sono in Italia da due anni- racconta un giovane africano- non ho i documenti, così ho deciso di fare il taxista per mantenermi". Un altro proviene dal Senegal, ha i documenti francesi e dice di aver scelto quel mestiere perchè non gli andava di lavorare sotto padrone.
"Il mio paese è il Ghana, ma sono in Europa da 40 anni-racconta un uomo sulla sessantina- non posso camminare, quindi ho scelto questo lavoro per mantenermi. Non ho moglie nè figli". E neanche la macchina, e infatti la affitta ogni mese. Un altro ragazzo proviene dalla Nigeria: ha 28 anni e i documenti spagnoli: è arrivato in Europa attraverso il Mar Rosso e ha la patente nigeriana. "E' un lavoro come un altro- dice- così riesco a mandare i soldi a casa".
Alcuni "cabu cabu" in patria erano tassisti, altri meccanici, altri falegnami, studenti, commercianti. La loro corsa costa meno di quella "legale" ed e' preferita da molti (ma solo africani: la loro attività ai torinesi è totalmente preclusa ed invisibile).
"Mi piace prendere i cabu cabu - racconta una ragazza di colore. Li preferisco ai tassì italiani. Gli autisti sono più gentili e comprensivi (sympathetic). Quando ho delle borse della spesa, ad esempio, loro ti aiutano a portarle fino a casa. I tassisti italiani non lo fanno, e inoltre sono molto più cari". (Dires - Redattore sociale)27 giugno 2008
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