Thursday, July 3, 2008

LA POLIZIA...................

Da leggere attentamente!!!!!!
Charles

L'imputato, nigeriano, ha una costola fratturata

«Non si lasciava ammanettare ma non l'abbiamo picchiato»

IL PROCESSO è con rito abbreviato, ma si svolge praticamente con le regole dell'ordinario (anche a porte aperte), nel senso che vengono sentiti molti testimoni, compresi i verbalizzanti.
2008-07-03
IL PROCESSO è con rito abbreviato, ma si svolge praticamente con le regole dell'ordinario (anche a porte aperte), nel senso che vengono sentiti molti testimoni, compresi i verbalizzanti. Accade raramente, accade quando dagli atti non si riescono a ricavare elementi chiari per la sentenza. E' il processo relativo all'accusa a tre nigeriani, due signori e una signora, di resistenza e lesioni alla polizia municipale. Gli imputati sono Peter Ebosele di 32 anni, Queen Osomogho di 30 anni, in stato interessante, e Silvester Iyoha di 32 anni. All'udienza di convalida, il 4 giugno, i tre, incensurati, vennero rimessi in libertà. Ieri la lunga udienza clou del processo, con la testimonianza di tre agenti della polizia municipale, di due nigeriani amici degli imputati e di un senegalese che quel giorno, passando per viale Manzoni a Lido Adriano, vide un'auto nel fosso e due uomini di colore feriti e si fermò, per umana solidarietà. Un senegalese in Italia da 15 anni che quel giorno stava andando a prendere il figlio dall'asilo e che subito disse di essere pronto a testimoniare.
Intanto una circostanza è emersa e cioè che la polizia municipale è intervenuta energicamente («Abbiamo dovuto contenere») nei confronti di uno degli imputati, Peter Ebosele «che si divincolava, strattonava, reagiva, non voleva farsi ammanettare». A questo proposito il difensore, l'avvocato Andrea Maestri, ha depositato un certificato del pronto soccorso da cui emerge che Ebosele ha avuto una costola fratturata. «Ho visto tre agenti della polizia municipale colpire con pugni quel giovane steso a terra e che non voleva farsi ammanettare» ha detto il senegalese che ha aggiunto: «Ho protestato con la polizia dicendo che non era così che si doveva fare anche se quello aveva fatto qualcosa di male. Poi ho convinto quel giovane a farsi ammanettare, a farsi condurre al comando». «Nessun pugno, ma solo azione di contenimento» ha insistito il personale della 'Municipale'. «Abbiamo solo cercato di bloccargli le braccia» ha aggiunto uno di loro. «Era steso a terra?» ha chiesto l'avvocato. «No, era contro l'auto rovesciata». E Osomogho? «Ci ha presi a pugni, calci, morsi e sputi e poi ci ha detto di non toccarla perchè era incinta. Ma nessuno l'avrebbe toccata». (La resistenza, per il terzo imputato riguarda il momento del fotosegnalamento).
Ma perchè Ebosele ha reagito in quel modo? Ebosele, assieme a un amico, quel pomeriggio transitava lungo viale Manconi in auto. Visto l'incidente i due si sono fermati. «Abbiamo estratto quei due, poi sono intervenuti ambulanza, elicottero, e due agenti della polizia municipale». Degli occupanti, uno era ferito seriamente, l'altro, Silvester, aveva ferite di poco conto. La Polizia municipale gli chiede i documenti, ma non li ha. A quel punto gli dicono che poi dovrà andare al comando per l'identificazione. Spiega un agente: «Intervenne Ebosele, era irritato, disse che noi non avevamo il diritto di portarlo al comando. Insiste e chiediamo i documenti anche a lui. Dice che li ha in auto, ma non ce li fa avere. A quel punto gli abbiamo comunicato che anche lui avrebbe dovuto venire al comando per l'identificazione. E quello a dire no chè lui passava di lì, aveva soccorso una persona, non dovevamo chiedergli i documenti. A quel punto l'abbiamo allontanato a forza verso l'auto e lui ha reagito». Nel frattempo erano intervenuti altri due agenti. «In tre abbiamo cercato di contenerlo». Chiede il giudice: ma che cos'è il contenimento? «Abbiamo cercato di bloccargli le braccia, di immobilizzarlo». Poi sono giunte le volanti della polizia di Stato. Dice ancora un agente della Municipale: «A quel punto quel giovane ha consegnato i polsi per farsi ammanettare».
Ma quanta gente c'era in quel momento? Venti, sette, cinque, sono i numeri contenuti in vari verbali. Dall'udienza emerge il quadro reale: una ventina erano i curiosi, tutti di colore essendo di colore i feriti nell'incidente. Quattro-cinque quelli più direttamente a contatto con la polizia municipale. «E urlavano» testimoniano gli agenti. Erano la Osomogho, che protestava piangendo per l'amanettamento di Ebosele, Ebosele stesso, che pure gridava, il suo amico («Nessuno urlava») e Silvester. Contro gli imputati è costituito parte civile uno solo dei quattro vigili rimasti contusi nel parapiglia. E' assistito dall'avvocato Roberta Cavallari. Prossima udienza il 9 luglio per gli ultimi testimoni e la sentenza.
Carlo Raggi

CONGOLESI D'ITALIA

La Repubblica Democratica del Congo ha tutto, le manca soltanto una pace compiuta

di Aldo Ciummo

I congolesi che vivono in Italia sono stati chiamati a partecipare ad una iniziativa per superare i conflitti del passato. In Italia ci sono 3500 congolesi, non molti, solo i rifugiati nel mondo provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo sono 370.000.

Ma da qualche parte si deve cominciare per far conoscere i problemi di un paese enorme e martoriato, hanno pensato quelli che si trovano a Roma. Il 30 giugno la sede dell'Unicef di via Palestro nella capitale italiana ha ospitato il 48° anniversario dell'indipendenza della Repubblica Democratica del Congo: questa volta però le organizzazioni che hanno dato vita all'iniziativa, il Comitato Permanente per la Memoria delle Vittime Congolesi ed il Salotto Africano, non si sono limitate alle celebrazioni ma hanno voluto intitolare l'iniziativa "In Memoria dei Caduti Congolesi" per stimolare il dibattito sulle guerre civili che hanno mietuto sei milioni di vite tra il 1997 ed il 2003. Renè Kianga, un rifugiato, ha preso la parola nella sala delle conferenze per ricordare come sia cambiata la vita nel suo paese se i nonni dicevano che il 30 giugno, la data dell'indipendenza, era il giorno più bello, e poi è diventato un giorno per ricordare le vittime delle guerre in subappalto tra potenza economica francese e americana, sostenitori sotterranei di hutu e tutsi, un conflitto interno a stati vicini, ma che ha sconfinato nella Repubblica Democratica del Congo e che nelle province del nordest alimenta ancora tensioni per il controllo dei diamanti e del coltan, minerale utilizzato nella fabbricazione di componenti per i telefoni cellulari. L'associazione "Un sorriso dall'Africa" ha partecipato e fatto conoscere il suo progetto, una iniziativa di finanziamento che coinvolge artisti italiani e un missionario laico di Alessandria che si chiama Antonio Garovillano.

Le associazioni che hanno preso parte all'incontro (oltre a quelle citate, c'erano anche "La Diaspora Africana", la "Fondazione Maman Claudine Mbuy", il "Salotto dei Medici", "Mutualità Congolese", "Assiconsulting 2007") hanno prodotto un filmato che documenta le violenze perpetrate ai danni di donne e civili in funzione intimidatoria: un milione e trecentomila congolesi, pur trovandosi nei confini dello stato sono di fatto rifugiati interni, secondo le stime dell'Unhcr. Il grande paese centroafricano è anche uno di quelli più colpiti dalla difficoltà degli aiuti di raggiungere i destinatari. "Conoscendo bene la realtà del nostro paese noi siamo riusciti a sostenere delle persone concrete, quello che i grandi marchingegni della solidarietà spesso non sanno fare" ha detto Claudine Mbuyi, una congolese che vive in Italia e che ha creato una Fondazione molto attiva nella cooperazione medica. Gli interventi si sono concentrati anche sulle rimesse degli emigranti, che da sole sostengono l'economia locale più degli aiuti delle nazioni più industrializzate. Antonio Nhaga ("Salotto Africano") ha sottolineato come spesso i conflitti africani vengono dipinti dai media occidentali quali questioni etniche, laddove non è difficile riscontrare il coinvolgimento economico e il supporto sotto forma di armamenti proveniente dall'occidente. I problemi africani sono interrelati, ha affermato Nhaga, all'economia globale.

I rappresentanti della diaspora africana hanno aggiunto che a partire dalla presidenza Onu di Kofi Annan è cresciuta la consapevolezza del ruolo economico e sociale che gli emigrati di tutto il continente possono avere, fino ad arrivare ad una maggiore iniziativa anche da parte degli stati democratici come Senegal, Ghana, Nigeria, Kenya, Sudafrica, per creare progetti integrati nel centronord e nel centrosud dell'Africa. La Repubblica Democratica del Congo ha ripreso compiutamente il cammino della democrazia soltanto dopo le elezioni del giugno 2006, che hanno confermato al governo Joseph Kabila, il cui padre Laurent, ucciso nel 2001 da avversari politici quando la guerra civile era ancora in corso, era stato il protagonista della rimozione del dittatore Mobutu, emblema del controllo economico occidentale sul paese, tuttora alle prese con uno sfruttamento delle proprie risorse minerarie e naturali che poco lascia alla popolazione.


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SHAITSU

SHAITSU
Il massaggio Shiatsu che si effettua tramite la pressione delle dita, dei palmi delle mani e dei piedi e dei gomiti su tutto il corpo, agisce sui punti energetici considerati dall'agopuntura. Stimola la circolazione sanguigna ed il flusso linfatico, agisce sul sistema nervoso allentando la tensione muscolare più profonda, rimuove le tossine dei tessuti, risveglia il sistema ormonale e sollecita la capacità di autoguarigione del corpo.

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