Giugno 2008
Quella del Sinai si conferma la nuova rotta dei rifugiati eritrei e sudanesi, che alle carceri libiche e alla morte in mare preferiscono lo Stato ebraico. Nel 2007, secondo l'Unhcr, ne sono arrivati almeno 5.000. Intanto l'Egitto ha rinforzato i propri dispositivi di controllo, autorizzando la polizia di frontiera ad aprire il fuoco sui migranti. Dall'inizio dell'anno i morti ammazzati sono almeno 16. Messo sotto pressione da Israele, l'Egitto ha avviato una vasta operazione di arresti e deportazioni, colpendo in modo particolare gli eritrei. Secondo Amnesty International, su un totale dei 1.600 eritrei detenuti nei campi di detenzione egiziani, 810 sono già stati deportati dall'11 giugno 2008. Si tratta della più grande deportazione mai organizzata negli ultimi anni dall'Egitto e potrebbe segnare il passo di una nuova stagione di repressione al Cairo. Intanto chi ce l'ha fatta cerca una nuova vita in Israele.
E la situazione degli eritrei non accenna a migliorare nemmeno in Libia. Secondo l'Agenzia Habeshia, a Mishratah sono ancora detenuti, da oltre due anni, 700 uomini, 60 donne e 30 bambini, tutti eritrei. E altri 133 eritrei sarebbero detenuti a Ijdabiya, dopo essere stati arrestati in mare, nelle ore in cui il primo ministro italiano Silvio Berlusconi volava a Tripoli per un incontro lampo con Gheddafi, lo scorso 27 giugno. Sul tavolo della trattativa l'impegno a finanziare parte del sistema radar per il controllo delle frontiere sud della Libia, come contropartita per sbloccare i pattugliamenti congiunti in acque libiche, secondo gli accordi del 29 dicembre 2007. Le navi sono pronte, ha detto il ministro dell'Interno Maroni. Ma quali saranno le regole di ingaggio della missione? E quali sono oggi le regole di ingaggio della missione di pattugliamento di Frontex nel Canale di Sicilia, Nautilus III? Frontex mantiene il riserbo totale. Durante il question time in parlamento, il primo ministro maltese Lawrence Gonzi ha dichiarato "top secret" le regole delle operazioni, che vedono impegnati mezzi di Italia, Malta, Francia, Germania, Spagna e Grecia. Ma un giornalista tedesco è riuscito a rompere il silenzio. Si chiama Roman Herzog e nel suo ultimo documentario audio, Guerra nel Mediterraneo, la Guardia di Finanza italiana ammette che alcune unità navali di Frontex sequestrano viveri e carburanti dalle navi dei migranti per obbligarli a ritornare verso i porti di partenza. Una pratica che non è stata smentita dal direttore di Frontex Ilkka Laitinen, intervistato a proposito nel documentario.
La Libia ha rimpatriato a sue spese 30.940 immigrati nel 2007 e reclama un miliardo di euro di aiuti. Nel 2006 la Libia aveva rimpatriato 64.430 immigrati con una spesa di quattro milioni di euro. Intanto gli arrivi sulle coste italiane sono più che triplicati nei primi cinque mesi del 2008: 7.077 contro i 2.087 dello stesso periodo nel 2007. Sempre più donne (l'11% contro l'8% dello scorso anno) e sempre più rifugiati del Corno d'Africa (30%), in particolare da Sudan e Somalia. E sempre più imbarcazioni salpate dall'Egitto anziché dalla Libia per evitare i respingimenti. E di pari passo aumentano le tragedie. Nei primi sei mesi i morti di cui si ha notizia nel Canale di Sicilia sono almeno 311, di cui 173 soltanto nel mese di giugno. In tutto il 2007 le vittime documentate erano state 556. L'ultima strage, il 7 giugno, è costata la vita a 140 persone. Wali Adbel Motagali è l'unico superstite. In un'intervista al quotidiano egiziano al-Ahram ha raccontato: "Ho conosciuto un uomo nel mercato al-Jumua di Tripoli che mi ha offerto un viaggio verso l'Italia per 1.000 dollari. Il 5 giugno siamo stati portati a ovest di Tripoli, dove siamo rimasti per due notti. Ci hanno fatto poi salire a bordo di una imbarcazione che non poteva trasportare più di 40 persone e dopo solo un'ora di navigazione si è rotto il motore. Abbiamo tentato invano di ripararlo. Dopo poco abbiamo iniziato a imbarcare acqua. A causa dell'agitazione di alcune persone che si erano fatte prendere dal panico perché non sapevano nuotare la barca si è capovolta e molti sono annegati". Delle altre tragedie non ci sono testimoni né superstiti. Ma soltanto i cadaveri ripescati in alto mare o affiorati lungo le coste maltesi e siciliane.
Dall'altro lato del Mediterraneo, la Spagna torna a parlare di sé per l'ultimo rapporto pubblicato da Amnesty International sulle condizioni dei migranti in Mauritania, uno dei principali Paesi di transito verso le Canarie. Dal 2006 migliaia di persone sono state detenute nel campo costruito a Nouadhibou con fondi spagnoli e quindi rinviate alla frontiera con il Senegal e con il Mali. Amnesty svela i rapporti tra Spagna e Mauritania, per poi affrontare i punti critici dei respingimenti in mare di 5.000 persone operati dai pattugliamenti di Frontex nell'Atlantico, con un caso studio sulla vicenda dei 369 passeggeri del Marine I, intercettati in mare il 30 gennaio e mantenuti in detenzione in condizioni degradanti per mesi, prima del rimpatrio della maggior parte di essi, in India, Pakistan, Sri Lanka e Guinea. Intanto più a nord, i migranti bloccati in Marocco senza documenti, tentano di raggiungere Ceuta e Melilla a tutti i costi. A nuoto, oppure assalendo i posti di frontiera, come è successo il 22 giugno a Melilla, quando 70 migranti sub-sahariani hanno tentato di superare con la forza il punto di blocco di Beni-Enzar, tra Nador e Melilla. Una cinquantina di loro sono stati arrestati e saranno espulsi. Degli altri si sono persi le tracce.
Saranno presto espulsi in Algeria e da lì in Mali. Come è successo a uno dei superstiti del naufragio di Hoceima del 28 aprile scorso, arrestato e abbandonato nel deserto, a Tinzaouatine. Come lui almeno 12.200 migranti africani sono stati arrestati e deportati nel 2007 nella regione di Tamanrasset, nel sud est algerino. Il Paese, che pure vive il dramma della propria emigrazione, ha recentemente adottato una nuova legge sull'immigrazione che prevede la creazione di centri di detenzione per i migranti, finora trattenuti in carceri, locali fatiscenti o stazioni di polizia. Per la prima volta, Fortress Europe è in grado di mostrare un reportage fotografico sugli arresti e le deportazioni nel deserto algerino, realizzato da Bahri Hamza. Se i nuovi campi, voluti dall'Europa, serviranno a fermare i migranti non è dato saperlo. Ma intanto un rapporto appena pubblicato dall'Oim smonta la tesi fondante delle politiche di contrasto all'immigrazione africana, dimostrando dati alla mano che dall'Africa sub-sahariana non è in corso nessuna invasione e che la maggior parte dei migranti senza documenti arrivano con un visto turistico e non sulle carrette del mare.
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