«Non si lasciava ammanettare ma non l'abbiamo picchiato»
IL PROCESSO è con rito abbreviato, ma si svolge praticamente con le regole dell'ordinario (anche a porte aperte), nel senso che vengono sentiti molti testimoni, compresi i verbalizzanti. Accade raramente, accade quando dagli atti non si riescono a ricavare elementi chiari per la sentenza. E' il processo relativo all'accusa a tre nigeriani, due signori e una signora, di resistenza e lesioni alla polizia municipale. Gli imputati sono Peter Ebosele di 32 anni, Queen Osomogho di 30 anni, in stato interessante, e Silvester Iyoha di 32 anni. All'udienza di convalida, il 4 giugno, i tre, incensurati, vennero rimessi in libertà. Ieri la lunga udienza clou del processo, con la testimonianza di tre agenti della polizia municipale, di due nigeriani amici degli imputati e di un senegalese che quel giorno, passando per viale Manzoni a Lido Adriano, vide un'auto nel fosso e due uomini di colore feriti e si fermò, per umana solidarietà. Un senegalese in Italia da 15 anni che quel giorno stava andando a prendere il figlio dall'asilo e che subito disse di essere pronto a testimoniare.
Intanto una circostanza è emersa e cioè che la polizia municipale è intervenuta energicamente («Abbiamo dovuto contenere») nei confronti di uno degli imputati, Peter Ebosele «che si divincolava, strattonava, reagiva, non voleva farsi ammanettare». A questo proposito il difensore, l'avvocato Andrea Maestri, ha depositato un certificato del pronto soccorso da cui emerge che Ebosele ha avuto una costola fratturata. «Ho visto tre agenti della polizia municipale colpire con pugni quel giovane steso a terra e che non voleva farsi ammanettare» ha detto il senegalese che ha aggiunto: «Ho protestato con la polizia dicendo che non era così che si doveva fare anche se quello aveva fatto qualcosa di male. Poi ho convinto quel giovane a farsi ammanettare, a farsi condurre al comando». «Nessun pugno, ma solo azione di contenimento» ha insistito il personale della 'Municipale'. «Abbiamo solo cercato di bloccargli le braccia» ha aggiunto uno di loro. «Era steso a terra?» ha chiesto l'avvocato. «No, era contro l'auto rovesciata». E Osomogho? «Ci ha presi a pugni, calci, morsi e sputi e poi ci ha detto di non toccarla perchè era incinta. Ma nessuno l'avrebbe toccata». (La resistenza, per il terzo imputato riguarda il momento del fotosegnalamento).
Ma perchè Ebosele ha reagito in quel modo? Ebosele, assieme a un amico, quel pomeriggio transitava lungo viale Manconi in auto. Visto l'incidente i due si sono fermati. «Abbiamo estratto quei due, poi sono intervenuti ambulanza, elicottero, e due agenti della polizia municipale». Degli occupanti, uno era ferito seriamente, l'altro, Silvester, aveva ferite di poco conto. La Polizia municipale gli chiede i documenti, ma non li ha. A quel punto gli dicono che poi dovrà andare al comando per l'identificazione. Spiega un agente: «Intervenne Ebosele, era irritato, disse che noi non avevamo il diritto di portarlo al comando. Insiste e chiediamo i documenti anche a lui. Dice che li ha in auto, ma non ce li fa avere. A quel punto gli abbiamo comunicato che anche lui avrebbe dovuto venire al comando per l'identificazione. E quello a dire no chè lui passava di lì, aveva soccorso una persona, non dovevamo chiedergli i documenti. A quel punto l'abbiamo allontanato a forza verso l'auto e lui ha reagito». Nel frattempo erano intervenuti altri due agenti. «In tre abbiamo cercato di contenerlo». Chiede il giudice: ma che cos'è il contenimento? «Abbiamo cercato di bloccargli le braccia, di immobilizzarlo». Poi sono giunte le volanti della polizia di Stato. Dice ancora un agente della Municipale: «A quel punto quel giovane ha consegnato i polsi per farsi ammanettare».
Ma quanta gente c'era in quel momento? Venti, sette, cinque, sono i numeri contenuti in vari verbali. Dall'udienza emerge il quadro reale: una ventina erano i curiosi, tutti di colore essendo di colore i feriti nell'incidente. Quattro-cinque quelli più direttamente a contatto con la polizia municipale. «E urlavano» testimoniano gli agenti. Erano la Osomogho, che protestava piangendo per l'amanettamento di Ebosele, Ebosele stesso, che pure gridava, il suo amico («Nessuno urlava») e Silvester. Contro gli imputati è costituito parte civile uno solo dei quattro vigili rimasti contusi nel parapiglia. E' assistito dall'avvocato Roberta Cavallari. Prossima udienza il 9 luglio per gli ultimi testimoni e la sentenza.
Carlo Raggi