Mondiali 2010 -
Eurosport - gio, 29 lug 10:07:00 2010
Giocatori e allenatore esposti al pubblico ludibrio per non aver superato la fase a gironi dei Mondiali. E' accaduto il 2 luglio, ma un'emittente radiofonica lo rende noto solo ora. Si salvano soltanto Jong Tae Se e An Yong-hak, rientrati subito in Giappone
Chi ha dimenticato le lacrime di Jong Tae Se? Il giocatore della Corea del Nord (il meno coreano di tutti tra l'altro, essendo lui di origine giapponese) si era sciolto in un pianto a dirotto durante l'inno della sua Nazionale alla partita d'esordio dei Mondiali. Gli asiatici si erano ben comportati con il Brasile, perdendo 2-1, ma poi avevano inccassato una serie infinita di gol con la Costa d'Avorio e il Portogallo.
L'onore perciò non è stato salvato e in patria il regime ha deciso che era il caso di prendere dei provvedimenti. Così, nel silenzio generale, i giocatori sono rientrati a casa (tranne Jong Tae Se e An Yong-hak, tornati subito in Giappone) e ad aspettarli c'era una sgradevole sorpresa. E' stato allestito per loro un palco al Palazzo della Cultura popolare dove la squadra è stata tenuta ferma in piedi per sei ore. Come se non bastasse, davanti a loro c'erano 400 persone che insultavano giocatori e allenatore per i cattivi risultati ottenuti in Sudafrica. Un'umiliazione in piena regola.
Il motivo? Hanno tradito la fiducia del dittatore, il "Caro Leader" Kim Jong-Il. Così, come se non bastasse, l'allenatore Kim Jong-Hun è stato addirittura deportato e mandato a lavorare in un cantiere edile di Pyongyang.
Ricorda tanto la storia di Emil Zatopek, straordinario campione di mezzofondo e fondo dell'allora Cecoslovacchia che subì più o meno lo stesso destino (fu spedito in una miniera di uranio, ma per ragioni politiche e non sportive), con l'aggravante di essere un vincente. Con Zatopek, però, si ritorna agli anni Sessanta, in piena Guerra Fredda e, anche se impossibile da giustificare, una decisione del genere è quantomeno comprensibile se contestualizzata.
Si può ben capire, però, anche il gesto di Kim Jong-Il, sempre tornando agli anni '60. Il padre Kim Il-Sung, a sua volta regnante, nel 1966 punì la squadra rea di aver perso con il Portogallo ai Mondiali e di aver comunque festeggiato lo storico traguardo dei quarti di finale (avendo eliminato anche l'Italia) in un locale, alla maniera occidentale. Furono tutti mandati in campi di disintossicazione dall'atteggiamento borghese, tranne Pak Do Ik, che non aveva partecipato ai "bagordi" per indisposizione.
Evidentemente il desiderio di vendetta, castigo ed epurazione è insito nella famiglia reggente nordcoreana.
Il Mondiale comunque per la Corea del Nord ha mostrato diversi problemi: un solo giornalista nazionale accreditato, allenamenti a porte chiuse, la notizia della fuga di quattro giocatori poi rientrata... Tutti segnali d'insofferenza che non possono non far riflettere, soprattutto alla luce di questa nuova notizia che risale al 2 luglio, ma che Radio Free Asia è riuscita a diffondere soltanto ora.
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