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Tuesday, November 19, 2013

PRESENTATION SCH ...by chukbyke



Presentation Sch Awgu (Enugu State of Nigeria)  cultural group ...welcoming visitors with a dance

Wednesday, May 1, 2013

"Kyenge zulù": insulti razzisti .......

"Kyenge zulù": insulti razzisti 
sui siti della galassia nazi

Le pesanti offese contro il neoministro di colore su Stormfront, Duce. net, Facebook. "Aprirà la strada a tanti fratelli d'Italia abbronzati". Il leghista Borghezio: lei è una bonga bonga, una scelta del c...di PAOLO BERIZZI

MILANO - "Scimmia congolese". "Governante puzzolente". "Negra". "Negra anti-italiana". "Vile essere". "Faccetta nera". E poi: "Il giorno Nero della Repubblica", con sotto la sua foto. Fino a un "ministro bonga bonga" (il copyright è del fine pensatore leghista Mario Borghezio che Cécile l'ha già ribattezzata "faccia da casalinga", "scelta del cazzo", una che è arrivata lì "perché si sarà arruffianata qualche gerarca del Pd"). 

Sembra il triste copione di un film già visto: in piazza, a scuola, negli stadi. In osteria. Ma siccome l'odio becero e razzista non dorme mai - richiede solo tempi tecnici per sedimentarsi - contro Cécile Kyenge, neoministro della Repubblica italiana per l'Integrazione, arriva ora l'anatema della rete nazifascista. Non la storia, non la capacità e le competenze. Il colore della pelle. La discriminante razziale che muove la follia formato web dei "leoni della tastiera". 

Sul profilo Fb del "Movimento nazional socialista dei lavoratori" (il clone del partito di Hitler, 1.002 fan), tra un'immagine delle SS e il monito "l'Europa è bianca", campeggia la foto del medico oculista di origini africane. "La congolese offende l'Italia: dice che la nostra "è ormai una società meticcia, e bisogna prenderne atto". Noi invece - recita un post firmato mcm - prendiamo atto della dichiarazione 
di guerra verso la nostra identità e diciamo a questi vili esseri che noi non ci arrenderemo...". Un altro link rimanda al portale "Identità. com". A un altro raffinato ragionamento. "Era inevitabile che il punto più basso della storia repubblicana fosse segnato dalla presenza del primo ministro non-italiano e negro della Storia d'Italia".

In principio era stato il "niet" della Lega contro "il ministro che favorisce i clandestini". Ma la deriva razzista doveva ancora esplodere. Eccola. E' vero, è affidata alla caducità stupida della rete: però è un segno del clima d'odio diffuso (che non fermenta solo nella mente del disoccupato Luigi Preiti, è anche razziale). La "scimmia congolese", come la chiama "Gamma camicia nera" sul forum "il Duce. net", aprirà la strada a "tanti nuovi fratelli d'Italia, ben abbronzati. Ma che cazzo è successo al Paese?". Risponde il "soldato San Marco". "Uno schifo... ci mancava la negra". "Ricordiamoci faccetta nera", è il consiglio di un altro utente del forum "benitomussolini. com" . 

L'assioma del dibattito ospitato da "termometropolitico" è "il governo Letta è un vero lettamaio". La colpa è sua, della Kyenge. "Negra e anti-italiana". "Zulù". "Governante puzzolente". A tal punto che c'è chi sta già "preparando i biglietti per la Russia". Solo temporaneamente inaccessibile il sito della sezione italiana di "Stormfront" (il movimento che inneggia alla superiorità della razza bianca, quattro militanti nostrani condannati per istigazione all'odio razziale) tra i più scatenati ci sono i seguaci del "Movimento fascista italiano". "Che sia stata nominata come ministro di questo cosiddetto ministero una negra sposata con un italiano (deve essere un disperato) la dice lunga...", scrive sul suo blog (pezzo "linkato" dal Mfi) il professor Pietro Melis. Che va in affondo mettendo in dubbio, per supposta inferiorità razziale, la professionalità del neoministro. "Vi fareste operare da questa oculista "di colore"?", si chiede l'autore del testo "Scontro tra culture e metacultura scientifica". 

Il pezzo forte, si fa per dire, è la chiosa finale, anticipata da una personale interpretazione della fotografia del giorno del giuramento nella quale "la ministra negra si trova coccolata e privilegiata tra Letta e Napolitano e ha la precedenza su tutti gli altri ministri". "Questa folle" - la bolla il Melis -, "è venuta a comandare in casa altri... Perché non è rimasta nel suo Congo in mezzo alla guerra civile?...". Ce n'è abbastanza per chiedere l'intervento della polizia, fa notare Gennaro Gatto dell'Osservatorio sulle nuove destre.
http://www.repubblica.it/politica/2013/04/30/news/kyenge_zul_insulti_razzisti_sui_siti_della_galassia_nazi-57768619/?ref=NRCT-57767758-2

Wednesday, March 23, 2011

Monday, October 12, 2009

Wednesday, May 6, 2009

FESTA DEI POPOLI CISTERNA (2009)



Sabato 16 maggio si svolgerà in piazza 19 Marzo a Cisterna di Latina la terza edizione della Festa dei Popoli.L'evento giunto alla terza edizione rappresenta un momento ormai atteso per vivere una giornata all'insegna dello scambio e dell'incontro con le forme d'arte delle diverse culture. La festa inizierà alle ore 17,30 e prevede una carrellata di spettacoli musicali e di danza di gruppi locali o stranieri che dimostreranno le caratteristiche e peculiarità dei diversi tipi di musiche e danze, un linguaggio universale che da sempre unisce i diversi popoli.Anche quest'anno danza del ventre, samba e balli caraibici, gruppi peruviani e messicani, ritmi africani e Jambè.Durante la serata si potrànno inoltre gustare gratuitamente alcune pietanze tipiche offerte dalle associazioni che rappresenteranno le diverse culture con cibi, oggetti, costumi tipici delle diverse culture. Inserita nell'evento anche una mostra etnografica "Popoli e arte dal mondo" presso palazzo Caetani da Domenica 11 a sabato 16 Maggio. Per ulteriori informazioni contattare L'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Cisterna di Latina al numero 06.96834259/06.96834301.

Monday, April 20, 2009

JUVE FANS AND RACISM

Soccer: Juve in Balotelli ban
Next match behind closed doors after racist chants
(ANSA) - Milan, April 20 - Juventus has been handed a one-match stadium ban because of racist chants directed at Inter Milan's Mario Balotelli during Saturday's 1-1 draw.

The ban means Juve will play its next Serie A home match, against Lecce on May 3, behind closed doors Soccer's sporting judge Gianpaolo Tosel issued the ban after finding that the jeering against the Italian-born player of Ghanaian descent ''came from various parts of the ground'' and officials did not make any apparent move to stop it.

Juve has apologised for the incident, which has been widely condemned.

Saturday's was not the first Serie A game in which Italy hopeful Balotelli, who scored Inter's goal to virtually seal its scudetto hopes, has been subjected to racist booing.

photo: Balotelli after scoring opening goal

Monday, November 17, 2008

Presentazioni di oltre Babilonia Roma, Firenze, Mestre 17-18-19 NOV



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IGIABA SCEGO

presenta il suo romanzo

OLTRE BABILONIA

Dalla Roma multietnica di oggi

alla Somalia del colonialismo italiano

lunedì 17 novembre - ore 18.00

Firenze - Libreria Feltrinelli - Via de' Cerretani 30/32


Intervengono

Clotilde Barbarulli, Domenico Guarino

Daniela Lastri e Leonardo Sacchetti

Letture di Chiara Brilli

martedì 18 novembre - ore 18.00

Roma - la Feltrinelli Libri e Musica - Piazza Colonna 31/35

Intervgono Goffredo Fofi e Alessandro Portelli

Letture di Laura Sampedro

mercoledì 19 novembre - ore 18.00

Mestre - la Feltrinelli Libri e Musica

Piazza XXVII Ottobre 1

Intervengono Luigi Barbieri e Alessandra Sciurba

www.donzelli. it

Donzelli editore



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Monday, November 3, 2008

OBAMA..THE CHANGE

Photobucket

Monday, October 13, 2008

Autobus per soli italiani

La missione punitiva è avvenuta venerdì a Varese
Marocchina 16enne picchiata da gruppo: «Si è seduta su bus in posto di italiani»
Secondo gli investigatori si tratta di un episodio di bullismo tra adolescenti e non di razzismo
VARESE - Il nome di Rosa Parks vi dice qualcosa? In Italia forse no, ma negli Stati Uniti tutti sanno chi era. Il 1° dicembre 1955 l'afro-americana Rosa Parks si rifiutò di alzarsi da un posto «riservato ai bianchi» su un autobus di Montgomery (Alabama). Fu la scintilla che diede il via alle manifestazioni antirazziste guidate da Martin Luther King. Ebbene, un episodio simile è avvenuto venerdì scorso (ma si è saputo solo domenica) a Varese, anche se per gli investigatori non ha una connotazione razzista.
POSTO NON SUO - Una ragazza marocchina di 16 anni è stata picchiata in un raid da alcuni suoi coetanei, almeno sette. Il gruppo voleva «punirla» in quanto giovedì si era seduta su un autobus in un posto «non suo in quanto non italiana». L'episodio è stata denunciato dal padre della ragazza ai carabinieri, i quali hanno denunciato a piede libero con l'accusa di lesioni una delle presunte ragazze del gruppo, una 15enne che vive nel Varesotto. Al momento non vi è contestazione di aggravanti come le finalità di discriminazione razziale, perché in ambiente investigativo si tende a ritenere la violenza un episodio di bullismo fra adolescenti. La vittima, aggredita vicino alla stazione ferroviaria di Varese, è stata soccorsa dai volontari dei City Angels che operano nella zona ed è quindi stata portata al pronto soccorso per diverse contusioni. Il gruppo l'ha circondata per strada e pare che a picchiarla più pesantemente sia stata proprio una delle ragazze.
12 ottobre 2008
NO COMMENT

Wednesday, October 8, 2008

STOP RAZZISMO ROMA [ 04 OTT 2008]by chukbyke

GRUPPO MUSICALE MULTIETNICA

Sunday, October 5, 2008

STOP RAZZISMO 04/10/2008 ROMA

QUALCHE FOTO DELLA GIORNATA...STOP RAZZISMO DI ROMA
DOMANI UN CI SARA' UN LINK PER ACCEDERE ALL'ALBUM CON OLTRE 120 FOTO C RACCONTA LA GIORNATA. ...clicca sull'immagine per ingrandire....
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(some pictures from the-- Stop Racism day in Rome. Tomorrow a link will lead
you to more than 120 news/story pictures .....click on the picture to enlarge)
Charles.














Posted by Picasa

Saturday, October 4, 2008

ANTI RAZZISMO


Wednesday, October 1, 2008

French Muslims Find Haven in Catholic Schools

French Muslims Find Haven in Catholic Schools

Franco Zecchin for the International Herald Tribune

Nadia Oualane, right, and Amina Zaidi may wear head scarves at St. Mauront, a Roman Catholic school in Marseille. The scarves are forbidden in state schools.

Published: September 29, 2008
MARSEILLE, France — The bright cafeteria of St. Mauront Catholic School is conspicuously quiet: It is Ramadan, and 80 percent of the students are Muslim. When the lunch bell rings, girls and boys stream out past the crucifixes and the large wooden cross in the corridor, heading for Muslim midday prayer.
Franco Zecchin for The International Herald Tribune

Amina at the blackboard. In a French magazine's recent ranking of high schools, 15 of the top 20 were Catholic schools.

"There is respect for our religion here," said Nadia Oualane, 14, a student of Algerian descent who wears her hair hidden under a black head scarf. "In the public school," she added, gesturing at nearby buildings, "I would not be allowed to wear a veil."
In France, which has only four Muslim schools, some of the country's 8,847 Roman Catholic schools have become refuges for Muslims seeking what an overburdened, secularist public sector often lacks: spirituality, an environment in which good manners count alongside mathematics, and higher academic standards.
No national statistics are kept, but Muslim and Catholic educators estimate that Muslim students now make up more than 10 percent of the two million students in Catholic schools. In ethnically mixed neighborhoods in Marseille and the industrial north, the proportion can be more than half.
The quiet migration of Muslims to private Catholic schools highlights how hard it has become for state schools, long France's tool for integration, to keep their promise of equal opportunity.
Traditionally, the republican school, born of the French Revolution, was the breeding ground for citizens. The shift from these schools is another indication of the challenge facing the strict form of secularism known as "laïcité."
Following centuries of religious wars and a long period of conflict between the nascent Republic and an assertive clergy, a 1905 law granted religious freedom in predominantly Roman Catholic France and withdrew financial support and formal recognition from all faiths. Religious education and symbols were banned from public schools.
France is now home to around five million Muslims, Western Europe's largest such community, and new fault lines have emerged. In 2004, a ban on the head scarf in state schools prompted outcry and debate about loosening the interpretation of the 1905 law.
"Laïcité has become the state's religion, and the republican school is its temple," said Imam Soheib Bencheikh, a former grand mufti in Marseille and founder of its Higher Institute of Islamic Studies. Imam Bencheikh's oldest daughter attends Catholic school.
"It's ironic," he said, "but today the Catholic Church is more tolerant of — and knowledgeable about — Islam than the French state."
For some, economics argue for Catholic schools, which tend to be smaller than public ones and much less expensive than private schools in other countries. In return for the schools' teaching the national curriculum and being open to students of all faiths, the government pays teachers' salaries and a per-student subsidy. Annual costs for parents average 1,400 euros (less than $2,050) for junior high school and 1,800 euros (about $2,630) for high school, according to the Roman Catholic educational authority.
In France's highly centralized education system, the national curriculum proscribes religious instruction beyond general examination of religious tenets and faiths as it occurs in history lessons. Religious instruction, like Catholic catechism, is voluntary.
And Catholic schools take steps to accommodate different faiths. One school in Dijon allows Muslim students to use the chapel for Ramadan prayers.
Catholic schools are also free to allow girls to wear head scarves. Many honor the state ban, but several, like St. Mauront, tolerate a discreet covering.
The school, tucked under an overpass in the city's northern housing projects, embodies tectonic shifts in French society over the past century.
Founded in 1905 in a former soap factory, the school initially served mainly Catholic students whose parents were French, said the headmaster, Jean Chamoux. Before World War II, Italian and some Portuguese immigrants arrived; since the 1960s, Africans from former French colonies. Today there is barely a white face among the 117 students.


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Tuesday, September 23, 2008

BUCO NERO


Nel buco nero di Castelvolturno dove la vita vale 25 euro al giorno

Eduardo Di Blasi


lampedusa sbarchi immigrati 220
Si chiama Nency, ma il nome l'ha da tempo napoletanizzato in Nunzia. Viene dal Kenya, anche se quando le poni la domanda risponde: «Da Roma, ho fatto due anni per spaccio di droga a Rebibbia». Ha quasi cinquant'anni, i capelli bianchi, tre figlie e un ex marito che le passa 500 euro al mese. È una madre di famiglia che in questi due anni ha inventato una bugia («ho detto che sono andata in convento») per non raccontare alle figlie una verità difficile da nascondere.

Oggi, uscita da quel convento, è tornata a Castel Volturno e ha lasciato le figlie a Roma. Ha fame, in tasca non ha nemmeno i soldi per le sigarette, gira per strada con uno scialle leggero mentre inizia a fare veramente freddo. Eppure è tornata qui. Perché? Perché solo qui Nunzia può sopravvivere, può arrangiarsi, può grattare qualcosa per se, può nascondersi assieme agli altri suoi connazionali nell'enorme buco nero che da quasi trent'anni cancella le storie degli africani d'Italia. Troverà un tetto, troverà dei soldi, spacciando o mettendosi sul ciglio della strada a vendere quello che resta di se stessa. Ce la farà: sopravviverà. Troverà la sua fetta di vita alle spalle della Domitiana, in queste case basse attraversate da stradine piene di rifiuti e di facce di neri. Manderà i soldi a casa da questo nuovo convento senza indirizzo. Nessuno le chiederà nulla.
Come nessuno chiederà mai niente ad Alex, ghanese di 30 anni, faccia incazzata mentre cerca di mettere in fila due parole in italiano. Nessuno gli chiederà nulla, tranne l'affitto per il letto (150 euro al mese) e le sue braccia, che sono in vendita tutte le mattine alle cinque, in una piazza di Pianura, davanti al bar Ferrara. Una giornata di lavoro senza alcuna copertura assicurativa viene via per 20-25 euro, sei giorni la settimana domenica esclusa, sempre che il padrone non decida che preferisce picchiarti e non darti nulla, perché tu, in fondo, non sei niente.
Ecco perché nessuno chiede loro nulla, perché loro non esistono. Sono ventimila gli immigrati irregolari nella provincia di Caserta, almeno 11mila quelli di Castel Volturno, che sono per la stragrande maggioranza africani.

«Non esiste un posto così nel mondo», avvisa Antonio Casale, direttore del centro Fernandes, da 12 anni fiore all'occhiello della Caritas di Capua nel cuore di questo buco nero. Non esiste, non fa fatica a rispondere, perché qui, in 30 anni, non è successo niente. «Prima arrivavano i francofoni del Benin e della Costa D'Avorio, poi è stata la volta dei ghanesi, dei togolesi, dei nigeriani. Oggi arrivano i sudanesi, i liberiani, sempre più poveri e più ignoranti». Arrivano a Castel Volturno per due motivi fondamentali. Il primo è che in nessun posto del mondo un immigrato irregolare potrebbe trovare una casa. Non ci sono barboni a Castel Volturno. Tutti hanno un tetto dove ripararsi in questo paradiso di seconde case cadenti. La seconda ragione è che qui ci sono gli altri africani, da sempre. E allora puoi creare una microcomunità.
Eccolo il «modello Castel Volturno», la non integrazione di bianchi e neri che ha portato a quella che Casale definisce «la separatezza». Nel buco nero senza legge, dove anche un occupante di casa napoletano può chiedere l'affitto a un africano e la cosa sembra normale, dove le automobili non solo non hanno l'assicurazione esposta, ma alcune nemmeno il posto dove esporla, le comunità vivono per conto proprio.

«Hanno i loro negozi, i loro quartieri, anche le loro chiese». Tutti. Ognuno per sè. Ecco perché anche quelli che vivono qui da dieci anni non parlano una parola di italiano: perché sembra non dovergli servire. «Se ne accorgono appena vanno via da Castel Volturno». È un circolo vizioso che crea questi mondi paralleli, questi traffici leciti e illeciti. È l'obiettivo di trovare i sessanta euro a settimana, le due-tre giornate di lavoro.

«Cacciar via gli immigrati non è la soluzione al problema di quest'area. Per Castel Volturno e il litorale Domizio occorre altro: un organico progetto di riqualificazione». A parlare è l'arcivescovo di Capua, monsignor Bruno Schettino, che presiede la fondazione Fernandez, che accoglie ogni giorno 60 immigrati con un servizio mensa che offre il pranzo a 100 persone. «Hanno paura ed è comprensibile: per mia esperienza personale questa è gente che non fa alcun male». Ma quel che ci vuole è una strategia: «Il discorso è più ampio e non si risolve mandando via alcune centinaia di stranieri, che qui fanno lavori che altri non intendono svolgere».

Fabio Basile, anche lui da anni nella trincea di Castel Volturno a metterci tutto quello che può metterci la società civile in un processo del genere (è tra gli animatori del centro sociale "Ex canapificio" di Caserta da sempre impegnato sul mondo migrante), non fa fatica a descrivere il modello suddetto: «È così, e nessuno se ne importa. Il governo, ancora una volta, pensa di farne un problema di sicurezza pubblica, ma qui è chiaro che stiamo parlando d'altro».
Vediamo bene di cosa stiamo parlando allora. «Noi siamo un piccolo comune campano con i problemi di una metropoli», sintetizza il sindaco di Castel Volturno Francesco Nuzzo e per fare un esempio dell'enorme mole di lavoro che si trova a fronteggiare nella sua scomoda posizione spiega: «Abbiamo ventimila irregolari, venti vigili urbani e una sola assistente sociale, perché con i tetti di spesa non possiamo assumerne nemmeno un'altra, e non sto dicendo che ne servono due».

Non va meglio a polizia e carabinieri che dovrebbero presidiare un territorio in cui le regole non solo non esistono, ma sembra quasi non possano esistere, con la camorra che possiede case, negozi e bar, che spara e commercia, costruisce, investe, interra rifiuti speciali e fa mozzarelle. E queste centinaia di facce scure, schiavi composti di questa terra, che solo per identificarli ci vorrebbero 5mila giorni e per sequestrargli la macchina un deposito giudiziario di diversi chilometri quadri. Angelo Papadimitra, segretario della Cgil di Caserta, non ha dubbi: «Da questa storia si esce solo con una legge speciale per Castel Volturno. Ci vuole una sanatoria». Invece il governo si fa portabandiera di un nuovo «ordine pubblico», in un posto in cui i sei africani ammazzati giovedì scorso aspettano ancora un funerale. Tra sabato e domenica non si è trovato nessuno che facesse l'autopsia di quei corpi crivellati di colpi.


http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=79205

Sunday, September 21, 2008

Colonia: un esempio per tutti

l contatto tra gli autonomi che protestavano e le forze dell'ordine ha provocato il divieto
Erano previste 2.000 adesioni europee, si sono presentati poche decine di naziskin italiani

Colonia si ribella alla xenofobia
vietata la manifestazione islamica

Ha preso la parola solo Borghezio, subito interrotto dallo stop della Polizia
La risposta civile della città. Il borgomastro: "Non c'è posto per razzismo e tolleranza"
dal corrispondente ANDREA TARQUINI



Colonia si ribella alla xenofobia  vietata la manifestazione islamica
COLONIA - I populisti di destra, gli xenofobi, gli antiislamici, di tutta Europa hanno incassato in Germania la loro Stalingrado. La "conferenza contro l'islamizzazione" indetta qui dal movimento 'Pro Koeln' (per Colonia) e con la partecipazione di gruppi e partiti ultrà di tutto il continente, è stata proibita all'ultimo istante per imperativi di pubblica sicurezza dopo che la città intera si era mobilitata con cortei, sit-in e blocchi stradali per sbarrare il passo ai populisti sulla via della piazza del mercato, luogo previsto per il loro comizio.

"E'una vittoria di Colonia, città tollerante dove abita gente di 180 etnie e oltre venti religioni, ma città che ha tolleranza zero contro l'eurofascismo", ha detto esultante il sindaco democristiano (Cdu, il partito della Cancelliera Angela Merkel) annunciando il divieto ai manifestanti democratici in piazza.

Si è conclusa così, con uno smacco dell'euroultradestra, la giornata che aveva fatto temere il peggio, la giornata che si preannunciava segnata da ore di violenze, tumulti etnici e guerriglia urbana tra estremisti di destra e di sinistra. Con l'appoggio del governo federale di Berlino, il borgomastro e la polizia hanno all'ultimo momento vietato il raduno convocato prima di tutto per condannare la decisione (appoggiata dal borgomastro) di costruire a Colonia una nuova, modernissima moschea che sarà la più grande di Germania.

VIDEO: DALL'INVIATO ALESSANDRA LONGO

La giornata era iniziata alle 9 del mattino, quando migliaia e migliaia di dimostranti anti-populisti avevano cominciato a radunarsi a Piazza Papa Roncalli, sul lato destro del maestoso, gotico duomo cattolico di Colonia. Militanti democristiani e socialdemocratici, verdi, sindacalisti, operai metalmeccanici, minatori della Ruhr, giovani venuti in treno o in autostop da ogni parte della Germania, avevano risposto all'appello del borgomastro Schramma e dei sindacati. Schramma, l'eroe della giornata, è stato il primo oratore. Ha detto che "a Colonia non c'è posto per razzismo, intolleranza, discriminazione e ogni odore di fascismo", ha aggiunto che "a questa cricca marcia di eurofascisti noi possiamo indicare solo la porta d'uscita e cacciarli, non sono i benvenuti". Fin da ieri venerdì, la resistenza passiva della città aveva reso la vita difficile ai manifestanti populisti: tassisti e conducenti di bus a noleggio si erano rifiutati di prenderli a bordo, ristoranti e alberghi hanno disdetto le loro prenotazioni.

A Piazza Roncalli ci sono stati i primi scontri tra polizia e gruppetti di autonomi e di black bloc che contestavano l'iniziativa xenofoba da posizioni estreme. Alcuni giovani hanno tentato di rubare la pistola d'ordinanza a un agente, la polizia ha subito reagito. Gruppi di estremisti hanno puntato su Heumarkt, la piazza del mercato luogo previsto del raduno di destra. La piazza già era bloccata da cordoni di dimostranti pacifici, gli autonomi hanno attaccato la polizia che ha reagito. Decisa ma senza esagerare, senza andare all'escalation. Manganelli e cariche a cavallo per contrattaccare, ma niente lacrimogeni né pestaggi. Intanto la piazza restava chiusa, solo pochissimi militanti di destra riuscivano ad arrivarci. E la tensione in strada restava alta. A quel punto è giunta la decisione di vietare il raduno. E all'euroultradestra non è restato che cercare la strada verso la stazione centrale o l'aeroporto.

In piazza, per il comizio, era arrivato solo l'eurodeputato leghista, Mario Borghezio. Ha potuto pronunciare solo qualche parola, poi l'audio è stato spento e anche lui è dovuto scendere dal palco. Borghezio se n'è andato urlando: "Europa cristiana, mai muslmana" e sibilando: "La decisione delle autorità tedesche di impedire la manifestazione 'stop Islam' indetta dal comitato Pro-Koeln conferma pienamente la nostra tesi: siamo di fronte a una strategia islamista di criminalizzazione di chiunque osi parlare".

Alla manifestazione dei democratici erano presenti anche politici dell'opposizione italiana: c'erano Laura Garavini, eletta deputato nelle liste europee del Pd, Eugenio Marino, responsabile pd per l'emigrazione italiana, e Rossella Benati della comunità italiana di Colonia. Hanno portato la loro bandiera, sono saliti in tribuna, hanno detto "La nostra presenza qui è contro la xenofobia e il razzismo, e per l'identità multiculturale". La Benati ha aggiunto: "I nostri padri venendo qui da emigrati vissero la discriminazione, oggi i bambini tedeschi giocano insieme ai bambini figli di immigrati". Schramma accogliendoli sul palco li ha abbracciati, li ha salutati come simbolo dell'altra Italia.

Wednesday, September 17, 2008

TOLERANCE :SEX/GENDER ,RACE, RELIGION



SEX/GENDER ,RACE, RELIGION




Friday, September 12, 2008

Agrigento: italiane scacciano nigeriane, "Seducono i nostri uomini"


ENGLISH SUMMARY: Italians send Nigerians (girls) packing..."They seduce our men"


The seven Nigerian immigrants(females) aged between 16 and 17, guests of a local humanitarian association were transfered from Parlemo to another center in Agrigento. The minors were transfered with a Police van. The mayor of the town and directors of the center say they do not know anything about this.
_____________________________________________________________________________
Traanslated/summarized by Chukwubike O Charles



Agrigento: italiane scacciano nigeriane, "Seducono i nostri uomini"

11 set 19:42 Cronache

PALERMO - Novelle "Bocche di Rosa" scacciate da Santa Margherita Belice, il paese del Gattopardo, perche' secondo le donne del luogo, seducevano i loro uomini. Le sette immigrate nigeriane, tra i 16 e i 17 anni, ospiti di un'associazione umanitaria, sono state trasferite in un altro centro dell'agrigentino. Le minorenni sono state portate via su auto della polizia. Il sindaco e la responsabile del centro dicono pero' di non saperne nulla. (Agr)

http://www.corriere.it/ultima_ora/notizie.jsp?id={114AF158-2764-439F-9939-257A5E9F5C9E}
:


Wednesday, September 3, 2008

LA MIA RISPOSTA PER ORA.............

LA MIA RISPOSTA PER IL COMMENTO FATTO DA UN 'ANONIMO' NEI BOLG IN NLINK SOTTO.

http://chukbyke.blogspot.com/2008/09/tornare-in-nigeria-no-me-piace-qui.html?showComment=1220371560000#comment-c1817614040077941266

http://extracomunitari.blogspot.com/2008/09/tornare-in-nigeria-no-me-piace-qui.html


L'Orda quando gli albanesi eravamo noi
Scarica l'immagine

288 pagine

Compra on line
Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci linciavano perché rubavamo il lavoro o facevamo i crumiri, ci proibivano di mandare i figli alle scuole dei bianchi in Louisiana, ci consideravano "non visibilmente negri" nelle sentenze in Alabama. Quando gli "albanesi" eravamo noi, truffavamo mezza Europa raccogliendo soldi per riscattare inesistenti ostaggi dei saraceni, vendevamo i nostri bambini agli sfruttatori assassini delle vetrerie francesi e agli orchi girovaghi, gestivamo la tratta delle bianche riempiendo di donne nostre anche dodicenni i bordelli di tutto il mondo. Quando gli "albanesi" eravamo noi, espatriavamo clandestini a centinaia di migliaia oltre le Alpi e gli oceani, seminavamo il terrore anarchico ammazzando capi di stato e poveri passanti, dormivamo a turno in quattro nello stesso fetido letto ed eravamo così sporchi che a Basilea ci era interdetta la sala d'aspetto di terza classe. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci accusavano di essere tutti criminali, ci rinfacciavano di avere esportato la mafia e ci ricordavano che quasi la metà dei detenuti stranieri di New York era italiana. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci pesavano addosso secoli di fame, ignoranza, stereotipi infamanti. Quando gli "albanesi" eravamo noi, era solo ieri. Tanto che in Svizzera pochi anni fa tenevamo ancora trentamila figli nascosti che frequentavano scuole illegali perché ai papà non era consentito portarsi dietro la famiglia.

Nella ricostruzione di Gian Antonio Stella, ricca di fatti, personaggi, avventure, aneddoti, storie ignote, ridicole o sconvolgenti, c'è finalmente l'altra faccia della grande emigrazione italiana. Quella che meglio dovremmo conoscere proprio per capire, rispettare e amare ancora di più i nostri nonni, padri, madri e sorelle che partirono. Quella che abbiamo rimosso per ricordare solo gli "zii d'America" arricchiti e vincenti. Una scelta fatta per raccontare a noi stessi, in questi anni di confronto con le "orde" di immigrati in Italia e di montante xenofobia, che quando eravamo noi gli immigrati degli altri, eravamo "diversi". Eravamo più amati. Eravamo "migliori". Non è esattamente così.

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SHAITSU

SHAITSU
Il massaggio Shiatsu che si effettua tramite la pressione delle dita, dei palmi delle mani e dei piedi e dei gomiti su tutto il corpo, agisce sui punti energetici considerati dall'agopuntura. Stimola la circolazione sanguigna ed il flusso linfatico, agisce sul sistema nervoso allentando la tensione muscolare più profonda, rimuove le tossine dei tessuti, risveglia il sistema ormonale e sollecita la capacità di autoguarigione del corpo.

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