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Friday, January 27, 2017

Nigerian Literary Icon Buchi Emecheta Passes On At 72



Nigerian Literary Icon Buchi Emecheta Passes On At 72


One of Africa’s most celebrated writers, Buchi Emecheta has passed on.
Buchi, born on July 21, 1944 passed on in her sleep on Wednesday in London.
Buchi, who has also written plays and an autobiography, published more than 20 books, including Second-Class Citizen (1974), The Bride Price (1976), The Slave Girl (1977) and The Joys of Motherhood (1979).
Following her success as an author, Buchi travelled widely as a visiting professor and lecturer. From 1972 to 1979 she visited several American universities, including Pennsylvania State University, Rutgers University, the University of California, Los Angeles, and the University of Illinois at Urbana-Champaign.
From 1980 to 1981, she was senior resident fellow and visiting professor of English, University of Calabar, Nigeria. In 1982 she lectured at Yale University, and the University of London, as well as holding a fellowship at the University of London in 1986.
She earned a BSc degree in Sociology at the University of London.
Among honours received during her literary career, Buchi won the Jock Campbell Award from the New Statesman in 1979, and was on Granta magazine’s 1983 list of “Best of the Young British Novelists”.
In September 2004, she appeared in the historic “A Great Day in London” photograph taken at the British Library, featuring 50 Black and Asian writers who have made major contributions to contemporary British literature. In 2005, she was made an OBE.
Condolences to the family.

https://www.bellanaija.com/2017/01/nigerias-literary-icon-buchi-emecheta-passes-on/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

Saturday, March 17, 2012

FORESTA DI FIORI

  • Il libro

  • Foresta di Fiori è una raccolta di diciannove racconti nei quali il grande scrittore nigeriano ci regala un delicato ma sorprendentemente ironico affresco della Nigeria, delle sue contraddizioni a volte insanabili, delle sue tradizioni millenarie, delle grandi tragedie che l'affliggono. Nel villaggio di Dukana, una Macondo africana, come nelle nuove metropoli del progresso, si combattono battaglie personali e collettive verso il nuovo che avanza, vestito di soldi e corruzione. Le ambizioni spesso modeste dei protagonisti si scontrano con la malignità di invidiosi vicini, o contro tradizioni feroci e inumane dure a morire, piccoli ricatti e grandi interessi. Ispettori corrotti, giovani divisi tra modernità e tradizione, casalinghe frustrate, vecchi saggi, truffatori, soldati, preti e santoni prendono vita da una prosa semplice e diretta, capace di sorprendere. L’amore per la pura narrazione e la creatività tutta africana di questo scrittore non offuscano, anzi denunciano più incisivamente le piaghe di questo martoriato continente, la prevaricazione e la violenza, l’invasione degli interessi internazionali nella vita quotidiana e nel territorio.

Incipit

Casa dolce casa.

“Progres” scoppiettava pigramente giù per la lunga strada sporca, che si estendeva davanti a noi come la lingua impastata di un uomo malato. Trasportava un prezioso e variegato carico di riso, sale e fagioli, scatole di sapone e di zucchero, ignami e tapioca; una cesta di polli legati per le zampe che protestavano rumorosamente per la loro temporanea prigionia; alcune capre troppo stordite per belare; e uomini e donne accalcati sulle panche di legno al centro del camion, come pesci appesi a un filo a essiccare. Io sedevo sul sedile anteriore, accanto al giovane conducente che portava il berretto all'indietro.

“Progres” era l'orgoglio di Dukana, il suo unico collegamento rapido con il mondo moderno, con la città di mattoni dove attraccavano le navi e si vendevano e compravano merci straniere. Percorreva quella strada ogni giorno e tutti lo tenevano in alta considerazione. Era una superba testimonianza dello spirito moderno, progressista e cooperativo di Dukana. Nonostante l'avviso di pessimo auspicio sulla sua sponda ribaltabile, attento a dove metti la testa , ero felice che ci si potesse viaggiare; altrimenti, arrivare fino a Dukana sarebbe stato insopportabile. Io avrei dovuto fare una parte del tragitto sul sellino posteriore di una bicicletta, per poi proseguire a piedi fino al villaggio.

Non è che morissi dalla voglia di intraprendere questo faticoso viaggio fino a Dukana. Dovevo farlo una volta l'anno, quando tornavo a casa dal college per trascorrere le vacanze con mia madre. Ciò per cui valeva la pena di affrontare il percorso sporco e accidentato era il pensiero che alla fine ci sarebbe stata Mama, sorridente e felice di vedermi, che mi avrebbe abbracciata stringendomi forte a sé e mi avrebbe portata a casa tenendomi per mano. E tutte le volte non vedevo l'ora di incontrare Sira, la mia amica d'infanzia, che restava sempre la mia migliore amica nonostante le nostre strade si fossero divise. Eravamo andate a scuola insieme e ci volevamo bene come sorelle. La sua istruzione si era interrotta bruscamente, come per molte ragazze di Dukana; ora aveva quattro figli e l'ultima volta che l'avevo vista era di nuovo incinta. Sira mi deliziava sempre con i racconti delle buffonate di Duzia e Bom, i buontemponi di Dukana. E conosceva tutti gli ultimi pettegolezzi del villaggio. Anche questa volta avevo comprato dei dolci per i suoi bambini.

Quel giorno avevo motivo di essere più eccitata del solito per il ritorno a casa. Finalmente avevo concluso i miei studi e stavo tornando a Dukana per insegnare nella sua unica scuola, la St. Dominic, la stessa che avevo frequentato anch'io. Mi piaceva l'idea di restituire qualcosa alla mia terra ed ero contenta di tornare a vivere a Dukana e di far parte della comunità. Perché Dukana è la nostra casa e, come chiunque da queste parti direbbe con orgoglio, “la casa è la casa”. Un'espressione un po' vaga, che significa che è un posto di gran lunga migliore di tutti gli altri visitati o di cui si è letto qualcosa; che l'immondizia in cui sguazza piacevolmente è preferibile alle strade lastricate delle migliori città del mondo; e che le sue case di fango sono più grandi e più belle dei palazzi dei re e delle regine di altri Paesi. E come si potrebbe non essere d'accordo? Dissentire significherebbe non essere fedele alla saggezza della comunità; e mancare di rispetto a questa saggezza, così attentamente distillata attraverso i secoli, sarebbe un segno di arroganza. E l'arroganza è un peccato mortale a Dukana.

Per questo Mama mi aveva raccomandato spesso di cercare di capire Dukana, di conoscere tutti gli uomini e le donne che vi abitavano, i ricchi e i poveri, i forti e i deboli, i preti juju e gli evangelisti cristiani, le persone cattive e quelle gentili, e i molti spiriti del villaggio, perché soltanto in questo modo avrei saputo cosa fare, cosa dire, quando dirlo e a chi, e dunque salvarmi dal peccato dell'arroganza. Il consiglio di Mama era legge e induceva all'obbedienza perché veniva dato in un modo talmente dolce, gentile, ragionevole, che era impossibile mettersi a discuterlo.

http://www.edizionisocrates.com/Paesi_parole/paesi_parole_foresta_fiori.html

KEN SARO-WIWA

KEN SARO-WIWA scrittore e martire per l'Africa

Ken Saro-Wiwa (1941-1995), nato a Bori in Nigeria, laureato in inglese a Ibadam, ha insegnato nelle università di Nsukka e Lagos. Scrittore molto prolifico, ha pubblicato oltre ventisei libri di vario genere letterario (romanzi, racconti, poesie, libri per l’infanzia) tra cui Sozaboy, il suo romanzo di maggior successo, basato sulle memorie di un ragazzo-soldato sullo sfondo della guerra civile nigeriana. Collaboratore di programmi radiofonici e televisivi era molto popolare nel suo paese. Ambientalista e attivista per la difesa dei diritti umani, nel 1993 è diventato presidente del MOSOP (Movimento per la salvaguardia degli Ogoni), che si batte per questa martoriata etnia e contro i disastri ecologici causati dalle compagnie petrolifere. Accusato d’omicidio insieme ad altri otto compagni e condannato a morte da un tribunale speciale, è stato impiccato, nonostante le pressioni internazionali, il 10 novembre del 1995. Nel 1997 è stato candidato al premio Nobel per la pace.

Nigerian environmentalist Ken Saro-Wiwa"...tutti noi siamo di fronte alla Storia. Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente. Così ho dedicato tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito. Non ho dubbi sul fatto che, alla fine, la mia causa vincerà e non importa quanti processi, quante tribolazioni io e coloro che credono con me in questa causa potremo incontrare nel corso del nostro cammino. Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale..." Ken Saro-Wiwa

UNA POESIA DI KEN SARO-WIWA

La vera prigione

Non è il tetto che perde
Non sono nemmeno le zanzare che ronzano
Nella umida, misera cella.
Non è il rumore metallico della chiave
Mentre il secondino ti chiude dentro.
Non sono le meschine razioni
Insufficienti per uomo o bestia
Neanche il nulla del giorno
Che sprofonda nel vuoto della notte
Non è
Non è
Non è.
Sono le bugie che ti hanno martellato
Le orecchie per un'intera generazione
E' il poliziotto che corre all'impazzata in un raptus omicida
Mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari
In cambio di un misero pasto al giorno.
Il magistrato che scrive sul suo libro
La punizione, lei lo sa, è ingiusta
La decrepitezza morale
L'inettitudine mentale
Che concede alla dittatura una falsa legittimazione
La vigliaccheria travestita da obbedienza
In agguato nelle nostre anime denigrate
È la paura di calzoni inumiditi
Non osiamo eliminare la nostra urina
E' questo
E' questo
E' questo
Amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero
In una cupa prigione.

Attualmente in Italia si può trovare un suo libro "Foresta di Fiori", è una raccolta di diciannove racconti nei quali il grande scrittore nigeriano ci regala un delicato e ironico affresco della Nigeria, delle sue contraddizioni, delle sue tradizioni millenarie, delle grandi tragedie che l'affliggono ; ed ora anche il suo capolavoro " Sozaboy " , tradotto da Roberto Piangatelli ed edito da Baldini Castoldi Dalai , la cui edizione originale è del 1985, e che si ispira alla guerra civile del Biafra che ha devastato la Nigeria dal 1967 al 1970.

http://www.artcurel.it/ARTCUREL/ARTE/LETTERATURA/KenSaroWiwa.htm

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SHAITSU

SHAITSU
Il massaggio Shiatsu che si effettua tramite la pressione delle dita, dei palmi delle mani e dei piedi e dei gomiti su tutto il corpo, agisce sui punti energetici considerati dall'agopuntura. Stimola la circolazione sanguigna ed il flusso linfatico, agisce sul sistema nervoso allentando la tensione muscolare più profonda, rimuove le tossine dei tessuti, risveglia il sistema ormonale e sollecita la capacità di autoguarigione del corpo.

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